Intervista a Hyung Jin Moon
Secondo Re di Cheon Il Guk
Quello che ha imparato durante i
due anni trascorsi a fianco del Padre
Richard Panzer: Puoi parlare del
tempo… So che eri molto attivo, guidavi la chiesa coreana, facevi tante cose,
ma poi il Padre ti ha chiesto di abbandonare tutto e di stare con lui – mi pare
– per due anni. Puoi parlare di quel tempo, come era e che cosa hai imparato?
Hyung Jin Nim: Oh, è stato davvero
un periodo straordinario. Penso che probabilmente è stato uno dei periodi più
benedetti della mia vita. Il Padre aveva affidato tutto a noi, l’intera chiesa
mondiale, il World Mission Department, la UPF mondiale, la Youth Federation
mondiale, il CARP mondiale. Il Padre aveva affidato tutto a me. Era una
responsabilità enorme. Facendo quel genere di lavoro, quando si hanno tutte
quelle cose e si è sempre molto occupati, è facile essere sviati e perdere il
nostro rapporto con Dio, oppure non investire in questo, perché si è occupati
con tutte le altre attività che sono in corso. In più io guidavo il Cheon Bok
Gung, la chiesa principale di Seoul. Era come un vortice di attività, in
continuazione. Poi, nello stesso tempo, allenavo i miei “unsa nim”; facevamo
pratica spirituale dalle 2.30 del mattino, ogni singolo giorno, senza
assolutamente nessun break.
Era
un periodo molto frenetico e in quel tipo di posizione c’è sempre la tentazione
di credere che state facendo tanto lavoro, e facendo tanto lavoro state
realmente servendo Dio di più. Ma quando il Padre mi ha chiamato a servirlo, a
stare solo con lui, è stato un cambiamento enorme. Perché, all'improvviso, non
avevo più un programma, non potevo più fare nessun programma. Non avevo nessun
appuntamento, non potevo programmare nulla con le persone; le persone di fuori
volevano contattarmi, i VIP, o chiunque fosse, ma io non potevo farlo. Non
potevo visitare le famiglie, cosa che facevamo ogni settimana. Visitavamo i
comuni membri della chiesa, andavamo lì e facevamo delle cose per divertirci
con loro, compravamo la pizza – a quel tempo non conoscevo gli OGM. Ora non
potevamo fare nulla. Ho dovuto lasciar perdere tutto, lasciar perdere i grandi
eventi. Ho dovuto abbandonare tutto.
All'inizio
era semplicemente passare il tempo insieme al Padre, perché anche il Padre era
sempre in movimento. Viaggiava sempre. Andava negli Stati Uniti, ritornava in
Corea. C’è stato un giro del mondo che ha programmato all'improvviso e che ha
fatto. Tutto questo genere di cose, ma fondamentalmente eravamo sempre con il
Padre; andavo costantemente a pesca con lui, a Las Vegas, tutto il tempo. Così
eravamo a pesca sul lago Mead e il giorno dopo potevamo essere a pesca
sull'Oceano Pacifico. Era molto diverso.
A
quell'epoca io non ero un gran pescatore, perciò usavo quel tempo per meditare;
stavo sulla barca ma meditavo, o cercavo di studiare. All'inizio cercavo di
abituarmi a quel tipo di programma, perché era come un programma senza nessun programma.
Dovete andare seguendo il ghiribizzo di dove il Padre vuole andare; dove lui
vuole andare, dovete andare. Non avete voce in capitolo. Dovete arrendervi
totalmente. Perciò era un adattamento piuttosto stressante. All'inizio era
mentalmente molto stressante perché non sapevate cosa aspettarvi. Ma a un certo
punto sono stato capace di liberarmi di quell'ansietà e di quello stress e
semplicemente seguire e cavalcare l’onda con il Padre. Invece di battibeccare e
lamentarmi: “Oh, il mio programma! Oh, non posso fare il mio lavoro! Non posso
fare questo e quello!” Qualunque cosa sia, voi seguite. Tutto è come scomparso.
Nulla di tutto ciò importa veramente. Quello che importa è essere con il Padre.
Così
ho avuto dei momenti incredibili con il Padre quando mi sono liberato di
questo. Allora ho potuto essere veramente me stesso; è a questo punto che ho
cominciato a mostrargli le diverse arti marziali che conoscevo. Guardavamo
insieme l’UFC (Ultimate Fighting Championship) e le arti marziali miste. Quando
il Padre non era sulla barca e ritornavamo, guardavamo le gare di arti
marziali.
Allora
facevo delle dimostrazioni. Il Padre mi faceva fare le mosse “tap out” (far
arrendere) e “choke out” (bloccare) con tutti gli addetti alla sicurezza, cose
del genere. È diventato veramente un periodo straordinario. Trascorrevo il
tempo con il Padre in un modo così intimo. Ci legavamo in un modo così intimo.
Sentivo che il Padre poteva totalmente… Ero sorpreso che al Padre piacesse il
fatto che conoscevo tutte quelle arti marziali, che facevo tutte quelle arti
marziali, perché io praticamente le avevo tenute nascoste al pubblico; non
avevo fatto vedere che facevo quelle cose, ma il Padre abbracciava
completamente queste cose e ne era entusiasta.
Quando
c’era l’allarme perché stava arrivando una tempesta e il governo proibiva
l’accesso agli oceani, non si poteva uscire fuori in mare. Davano l’allarme che
c’era una tempesta o un uragano e noi eravamo su un’isola della Corea del Sud,
in mezzo al nulla. Se sta arrivando un uragano non potete uscire sull’oceano e
dovete rimanere chiusi in casa. Noi praticamente avevamo già fatto il download
di tutte queste lotte e combattimenti di arti marziali miste e il Padre li
guardava ed io gli indicavo le cose che stavano facendo, cosa stavano cercando
di fare; ero una specie di cronista e lui era straordinario. È stato un periodo
davvero eccezionale in cui ho potuto veramente legarmi al Padre, come padre e
figlio.
Ho
avuto dei periodi meravigliosi, dei momenti grandiosi quando andavamo fuori a
pesca e il Padre faceva un sonnellino ed io potevo entrare da solo con lui
nella cabina, e semplicemente sdraiarmi e dormire accanto a lui e osservarlo.
Ho delle fotografie meravigliose di lui che riposa. Momenti molto intimi che ho
trascorso con il Padre. Alla fine questo è stato molto importante perché mi ha
mostrato che non si tratta di religione, o di diventare religiosamente puro, e
fare tutte quelle condizioni, tutto quel lavoro e tutte quelle cose. Alla fine
non si tratta veramente di questo. Questo serve per dimostrare agli uomini o
cercare di dimostrare alla gente che siete una persona buona; quello che
importa veramente non è la religione, ma il vostro rapporto con Dio. È questo a
cui il Padre mi ha portato. Mi ha portato a stabilire con lui un rapporto che
andava aldilà della sua religiosità, aldilà di lui come un leader religioso, un
capo religioso, un papa religioso. Mi ha portato a instaurare un rapporto reale
con lui. Questo era così intimo, così reale, così pieno di gioia, di affetto,
di accettazione, di abbraccio.
Erano
tutte cose che pensavo di non poter mostrare come leader religioso. Le arti
marziali miste diventano veramente molto violente e fate ogni genere di cose
brutali. Nella mia immagine di leader religioso che medita ogni giorno per ore
ed ore, sentivo che questo non rientrava nella scatola dell’immagine che avevo
di me stesso. Ma questo è stato spezzato, è stato liberato.
Ho
potuto abbracciare anche quel lato guerriero, che il Padre ha abbracciato
completamente. Questo è stato straordinario, e credo che quel periodo è quello
che mi ha aiutato ad attraversare tutti i momenti difficili dopo la morte del
Padre e tutte le follie che sono successe; è stato il rapporto che avevo
stabilito con il Padre - che lui mi aveva portato a stabilire - che mi ha
veramente permesso di sostenermi nei momenti di disperazione e di vuoto, quando
abbiamo perso tutto, e persino nostra madre si è rivoltata contro di noi.
Perciò,
penso che quel periodo probabilmente è il tempo più prezioso che il Padre mi ha
donato. Come suo successore ed erede, penso che senza quella comprensione
starei semplicemente insegnando religione sul Rev. Moon, non un rapporto. E
questo è un enorme, davvero enorme, cambiamento. Starei insegnando solo
teologia sul Rev. Moon, non la persona reale di Dio, la persona di Cristo, la
persona che noi dovremmo conoscere e con cui dovremmo instaurare un rapporto
intimo, condividere la nostra vita. Penso che è stato un dono enorme da parte
del Padre, una grazia che il Padre mi ha donato.
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