lunedì 22 giugno 2020

Rivelazione sulle 7 Morti e Resurrezioni del Padre


Intervista a Hyung Jin Moon, Secondo Re di Cheon Il Guk
Rivelazione sulle 7 Morti e Resurrezioni del Padre
Un giorno in pratica ho avuto una visione, e in questa visione il volto del Padre brillava come 10.000 soli. Era talmente luminoso che, per così dire, non potevo avvicinarmi. Nello stesso tempo ho visto il corpo del Padre nell'inferno – scusate – in prigione. Era in prigione, ma nello stesso tempo ho potuto vedere che il suo spirito era nell'inferno. Il suo corpo era in prigione e il suo spirito era come riflesso nell'inferno.
Nell'inferno c’erano questi demoni che facevano a pezzi delle anime. E il Padre diceva, gridava ai demoni: “Prendete il mio corpo al loro posto, lasciate andare i miei figli!” Poi i demoni gettavano via la carne che stavano mangiando, le persone che stavano divorando e afferravano il Padre e se lo spartivano. Quando ho avuto questa visione, per me è stata veramente una svolta spirituale perché ho capito che quando il Padre andava in tutte quelle prigioni e subiva tutte quelle diverse torture e tribolazioni tra la vita e la morte, ho capito che in realtà il Padre stava attraversando tutte quelle cose, stava andando in quei posti di sua volontà, anche se avrebbe potuto fuggire dal paese; andava là volontariamente per essere torturato per il mio bene, per il bene della mia famiglia, della mia tribù, delle mie generazioni future etc. Una volta che ho capito che il Padre ha fatto questo per me, la sua sofferenza invece di essere una sorta di sofferenza distaccata, era una sofferenza per la mia salvezza personale e per la salvezza della mia famiglia, in modo che potessimo stare giusti al cospetto di Dio, grazie a quell'indennizzo che il Padre ha dovuto pagare.
In quel momento sono stato ispirato a chiamarle le 7 morti e resurrezioni. L’amore del Padre è un amore che non solo dà la vita per i suoi amici, ma che ha dato la vita per i suoi figli in continuazione, ancora, e poi ancora, e poi ancora, e poi ancora.
Questo, dunque, è stato come un salto ontologico rispetto a quello che dice Gesù, perché Gesù non è mai stato un genitore fisico, un padre. Io ho capito che quello di cui parla il Padre, quando parla del vero amore, è quel tipo di amore che lui ha effettivamente realizzato, passando realmente attraverso tutte quelle incarcerazioni, torture, crocifissioni etc. Tutte quelle cose non sono una qualche sofferenza distaccata o un qualche pagamento distaccato di indennizzo spirituale, o una prodezza spirituale: quelle tribolazioni erano la strada che ha dovuto percorrere per liberare me dalla mia iniquità di fronte a Dio e permettere a me, alla mia famiglia, ai miei figli e nipoti, di stare al cospetto di Dio.
Una volta che Dio mi ha dato questa rivelazione e questa visione, questo ha trasformato totalmente la mia comprensione del Padre e il mio rapporto con lui. Perché prima lui era un grande maestro spirituale, un grande uomo e un grande leader, tutte queste cose. Io non conoscevo veramente il significato di Messia o di Salvatore, ma dopo questo tipo di rivelazione ho potuto capire chi era il Padre: lui era il Salvatore, il mio salvatore; mi ha salvato dalla mia dannazione, mi ha salvato dal mio peccato, dalla mia iniquità. In quello stato nessuno può stare di fronte a Dio, ma poiché lui ha pagato indennizzo e ha pagato il prezzo per me, io non devo percorrere quel corso, ma posso stare al cospetto di Dio.
Questo è stato un enorme, dico enorme, cambiamento, una svolta enorme nel capire chi era il Padre, che tipo di valore aveva. Lui non era semplicemente un maestro o un profeta. Messia non era semplicemente un’altra parola per profeta. Lui era il salvatore dell’umanità, il salvatore che ci permette di stare in rettitudine davanti a Dio, non perché noi siamo giusti, ma grazie a quello che lui ha fatto, al prezzo che ha pagato, in completa e perfetta rettitudine. Questo, penso, è stato un vero “punto di svolta”.
Richard Panzer: Ricordo che il Padre ci spingeva sempre, ci incoraggiava, ci sfidava a realizzare la nostra parte di responsabilità, ma quello che ti sento dire è che non dobbiamo dimenticare quello che lui ha fatto.
Hyung Jin Nim: Sì, è vero: il 96%. L’altro 96%. Noi abbiamo una parte di responsabilità che possiamo abbracciare o dalla quale possiamo fuggire. Possiamo essere in accordo o in disaccordo, ma saremmo degli illusi a dire che noi siamo quelli che hanno pagato indennizzo.


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