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Intervista a Hyung Jin Moon,
Secondo Re di Cheon Il Guk
Rivelazione sulle 7 Morti e
Resurrezioni del Padre
Un
giorno in pratica ho avuto una visione, e in questa visione il volto del Padre
brillava come 10.000 soli. Era talmente luminoso che, per così dire, non potevo
avvicinarmi. Nello stesso tempo ho visto il corpo del Padre nell'inferno –
scusate – in prigione. Era in prigione, ma nello stesso tempo ho potuto vedere
che il suo spirito era nell'inferno. Il suo corpo era in prigione e il suo
spirito era come riflesso nell'inferno.
Nell'inferno
c’erano questi demoni che facevano a pezzi delle anime. E il Padre diceva,
gridava ai demoni: “Prendete il mio corpo al loro posto, lasciate andare i miei
figli!” Poi i demoni gettavano via la carne che stavano mangiando, le persone
che stavano divorando e afferravano il Padre e se lo spartivano. Quando ho
avuto questa visione, per me è stata veramente una svolta spirituale perché ho
capito che quando il Padre andava in tutte quelle prigioni e subiva tutte
quelle diverse torture e tribolazioni tra la vita e la morte, ho capito che in
realtà il Padre stava attraversando tutte quelle cose, stava andando in quei
posti di sua volontà, anche se avrebbe potuto fuggire dal paese; andava là
volontariamente per essere torturato per il mio bene, per il bene della mia
famiglia, della mia tribù, delle mie generazioni future etc. Una volta che ho
capito che il Padre ha fatto questo per me, la sua sofferenza invece di essere
una sorta di sofferenza distaccata, era una sofferenza per la mia salvezza
personale e per la salvezza della mia famiglia, in modo che potessimo stare
giusti al cospetto di Dio, grazie a quell'indennizzo che il Padre ha dovuto
pagare.
In
quel momento sono stato ispirato a chiamarle le 7 morti e resurrezioni. L’amore
del Padre è un amore che non solo dà la vita per i suoi amici, ma che ha dato
la vita per i suoi figli in continuazione, ancora, e poi ancora, e poi ancora,
e poi ancora.
Questo,
dunque, è stato come un salto ontologico rispetto a quello che dice Gesù,
perché Gesù non è mai stato un genitore fisico, un padre. Io ho capito che
quello di cui parla il Padre, quando parla del vero amore, è quel tipo di amore
che lui ha effettivamente realizzato, passando realmente attraverso tutte
quelle incarcerazioni, torture, crocifissioni etc. Tutte quelle cose non sono
una qualche sofferenza distaccata o un qualche pagamento distaccato di
indennizzo spirituale, o una prodezza spirituale: quelle tribolazioni erano la
strada che ha dovuto percorrere per liberare me dalla mia iniquità di fronte a
Dio e permettere a me, alla mia famiglia, ai miei figli e nipoti, di stare al
cospetto di Dio.
Una
volta che Dio mi ha dato questa rivelazione e questa visione, questo ha
trasformato totalmente la mia comprensione del Padre e il mio rapporto con lui.
Perché prima lui era un grande maestro spirituale, un grande uomo e un grande
leader, tutte queste cose. Io non conoscevo veramente il significato di Messia
o di Salvatore, ma dopo questo tipo di rivelazione ho potuto capire chi era il
Padre: lui era il Salvatore, il mio salvatore; mi ha salvato dalla mia
dannazione, mi ha salvato dal mio peccato, dalla mia iniquità. In quello stato
nessuno può stare di fronte a Dio, ma poiché lui ha pagato indennizzo e ha
pagato il prezzo per me, io non devo percorrere quel corso, ma posso stare al
cospetto di Dio.
Questo
è stato un enorme, dico enorme, cambiamento, una svolta enorme nel capire chi
era il Padre, che tipo di valore aveva. Lui non era semplicemente un maestro o
un profeta. Messia non era semplicemente un’altra parola per profeta. Lui era
il salvatore dell’umanità, il salvatore che ci permette di stare in rettitudine
davanti a Dio, non perché noi siamo giusti, ma grazie a quello che lui ha
fatto, al prezzo che ha pagato, in completa e perfetta rettitudine. Questo,
penso, è stato un vero “punto di svolta”.
Richard
Panzer: Ricordo che il Padre ci spingeva sempre, ci incoraggiava, ci sfidava a
realizzare la nostra parte di responsabilità, ma quello che ti sento dire è che
non dobbiamo dimenticare quello che lui ha fatto.
Hyung
Jin Nim: Sì, è vero: il 96%. L’altro 96%. Noi abbiamo una parte di responsabilità
che possiamo abbracciare o dalla quale possiamo fuggire. Possiamo essere in
accordo o in disaccordo, ma saremmo degli illusi a dire che noi siamo quelli
che hanno pagato indennizzo.
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